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“Q” di Luther Blisset

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Q è un romanzo storico del collettivo “Luther Blissett”, “nome multiplo sotto il quale agisce programmaticamente un nucleo di destabilizzatori del senso comune” ( Wikipedia, Q)
Suddiviso in tre parti, quattro se vi si aggiunge il prologo, Q è quasi una sorta di trilogia, un’avventura scomposta in tre macromomenti e in altri mille frammenti di vita. Per poter comprendere e apprezzare appieno il romanzo risulterà essenziale una lettura attenta e sistematica; perdersi è infatti fin troppo facile, quasi inevitabile se ci si lascia trasportare dai numerosi salti anacronistici, quasi come da un fiume in piena, se non li si sa collocare correttamente. Un turbine di avvenimenti e nomi che fa sì che il lettore arranchi, ma con piacere, per riuscire a seguire il protagonista nel suo viaggio.
Siamo nell’Europa del Cinquecento, e l’azione si svolge prevalentemente in Germania. Munzter, detto “Magister”, “il Coniatore” o “Monetina”, secondo un gioco di parole della lingua tedesca, è la calamita che attira menti, per lo più giovani, desiderose di riscatto e libertà dall’oppressione della Chiesa cattolica. Egli è un fomentatore, un pastore riformatore i cui occhi lampeggiano quando proferisce sermoni. I suoi discorsi, la passione, la sua fede “persuaderebbero i morti a tornare al lavoro”. Al suo seguito vi è il nostro protagonista senza nome, uno studente universitario anabattista che prenderà parte a svariate sommosse e insurrezioni nell’Europa Centrale del suo tempo. Egli non ha un nome, ma per citare il libro “chi non ha un nome deve averne avuti almeno cento.” Gustav, Tiziano, Gert dal Pozzo, Ismael-viaggiatore-del-mondo sono infatti solo pochi degli appellativi dietro ai quali il protagonista si nasconde. Un vestito troppo largo, una pelle che intimamente il nostro uomo non sentirà mai davvero sua. Eppure anche l’identità passa in secondo piano quando vi è in gioco qualcosa di grande, e Gustav, ma potrei chiamarlo in altri mille modi, ormai si gira sempre con naturalezza quando sente un nome che in realtà non gli appartiene. L’abitudine può dove la volontà da sola non riuscirebbe. “Puoi chiamarmi come ti pare” dirà nella seconda parte del libro ad un altro personaggio della storia.
Sempre presenti sono i flashback che rimandano alla sua vita universitaria e allo sprezzo che lui e il suo amico Celleraio provano per Lutero, la cui bocca profetava libertà per gli umili proprio mentre il suo capo si chinava rispettosamente dinanzi al Duca Federico di Sassonia. Nel 1521 compare per la prima volta Q, personaggio colto e astuto che da il titolo al romanzo, e che si scoprirà essere l’antagonista, la spia del Cardinale e in seguito Papa Giovanni Carafa, e che sarà infatti la causa di molti dei fallimenti del protagonista nel corso del suo viaggio… Un libro che racconta una missione; un libro di avventure, battaglie e intrighi, di labirinti e intrecci, di vicende umane e di perdite; ma soprattutto di vittorie. Perché in fondo, è anche e soprattutto questo che ci rivela il nostro protagonista senza nome: “Sono stato tra questi. Dalla parte di chi ha sfidato l’ordine del mondo. Sconfitta dopo sconfitta abbiamo saggiato la forza del piano. Abbiamo perso tutto ogni volta, per ostacolarne il cammino. A mani nude, senza altra scelta. […] Passo in rassegna i volti a uno a uno, la piazza universale delle donne e degli uomini che porto con me verso un altro mondo. Un singulto squassa il petto, sputo fuori il groviglio. Fratelli miei, non ci hanno vinti. Siamo ancora liberi di solcare il mare.” E ancora “Non esiste un piano che possa prevedere tutto. Altri solleveranno il capo, altri diserteranno. Il tempo non cesserà di elargire sconfitte e vittorie a chi proseguirà la lotta. […]Possano i giorni trascorrere senza meta. Non si prosegua l’azione secondo un piano.”

Il romanzo fa dunque luce su quel periodo storico al quale ci riferiamo con il termine di Riforma Luterana o Protestante e sulla seguente Controriforma cattolica. In particolare analizza i vari conflitti fra le diverse “sette” e sfumature del cristianesimo; approfondisce la legittimità della rivolta quando le leggi civili non seguono quelle della Bibbia, come predicato dal Coniatore, perché è allora che il fine giustificherà i mezzi e la parola di Dio si identificherà con quella di chi, anche disobbedendo magari alle Sacre Scritture, insegue perseverando il Bene Superiore. I temi sono uno e mille, spunti infiniti possono essere tratti da quasi ogni riga.
Inoltre, cito una parte del romanzo che ho trovato estremamente interessante: “ La gran parte dei contadini che incontrammo ci ascoltò e mostrò un certo spavento di fronte all’idea che per cambiare la loro situazione non sarebbe sceso Dio in persona a rovesciare i potenti, ma avrebbero dovuto farlo loro con falci e forconi.” Lo sconfitto che si ritrova il proprio destino fra le mani, non è più Dio l’unico a poter intervenire e forse non lo è mai stato, è lui: liberato da una condizione di sottomissione, il contadino fa il primo timido passo antesignano verso un ruolo di partecipazione attiva; ha paura.
La scrittura è ostica, densa, dura, frammentata. Graffia e stride, lotta con quella poesia anti-convenzionale che non tutti riescono a cogliere, e che non tutti apprezzano. Io ho amato la schiettezza e la forza, la vita che anima ogni parola del romanzo, il ritmo serrato. Verità difficili che trovano voce in un collettivo che non ha paura di dire il grottesco, che ha come obbiettivo il destabilizzare. “Q” ti prende e ti trascina dentro, con prepotenza. E allora, come ho letto in una recensione anonima trovata sul Web, “allora sei lo straccione al bordo della strada che sfugge ai mercenari. Sei il sovversivo sporco di sangue e con un coltello in mano. Sei lo sconfitto.”
Numerosi livelli narrativi possono essere individuati se si scava a fondo oltre la superficie, ognuno fondamentale per la riuscita dell’opera, che risulta così completa sotto ogni punto di vista. In particolare, è notevole l’esattezza con la quale si delinea il momento storico, e la precisione utilizzata nel ricostruire i vari avvenimenti. Libro complesso quanto entusiasmante, un lume che fa chiarezza su quella che è un’intricatissima parte di Storia.


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